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Attualità No-OGM

Assosementi & C. firmano documento pro-TEA

Verona, 30 gennaio 2025

L’obiettivo: dare vita a un programma di investimenti per potenziare la sperimentazione in campo, sensibilizzare i cittadini sugli ipotetici benefici ottenibili con le TEA, rafforzare l’unità interministeriale chiamata a discutere la proposta di Regolamento UE.

Sono queste le principali richieste che i rappresentanti della filiera agroalimentare italiana rivolgono alle istituzioni attraverso il “Manifesto per la Promozione delle TEA per il sostegno al Made in Italy”. Il documento, promosso da Assosementi, è stato firmato oggi a Fieragricola TECH da Coldiretti, Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Confcooperative Fedagripesca, Legacoop Agroalimentare, Federchimica Assobiotec e Cibo per la Mente.

Scarica qui il loro manifesto.

Leggi qui l’articolo orginale completo su agricola.eu.

Il Gruppo no-OGM di Cambiareilcamo! risponde così: leggi il nostro comunicato.

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Dicono di noi No-OGM

Così Valoritalia risponde alla richiesta di chiarimenti

Qui la risposta del 22 gennaio 2025 ricevuta da Valoritalia, che ringraziamo.

“Gentilissimi, 

in riferimento a quanto da voi pubblicato in merito al coinvolgimento di un’azienda da noi certificata per la produzione biologica, in una sperimentazione di vite OGM, desideriamo chiarire quanto segue.

Valoritalia S.r.l. svolge esclusivamente funzioni di controllo e certificazione in qualità di Organismo autorizzato dal Ministero dell’Agricoltura della sovranità Alimentare e delle Foreste. Il nostro impegno è garantire il rispetto degli standard relativi alla produzione biologica, tra i quali il divieto di utilizzo di Organismi Geneticamente Modificati o da essi derivati o ottenuti e la piena conformità normativa da parte degli operatori certificati.

A seguito delle attività di controllo attuate nei confronti dell’operatore, tra cui l’ultima svolta nel mese di gennaio 2025, non sono emersi elementi di non conformità tali da compromettere il mantenimento della certificazione biologica e la validità del certificato rilasciato da Valoritalia S.r.l.. 

Ad oggi non risultano riconducibili all’azienda superfici oggetto della sperimentazione, peraltro non ancora avviata.

Valoritalia S.r.l. ha diffidato l’azienda dal perseguire in futuro iniziative relative alla sperimentazione di OGM, in quanto incompatibili con i principi dell’agricoltura biologica enunciati dal Regolamento UE 2018/848 e con la percezione che i consumatori hanno dei prodotti biologici.

Valoritalia S.r.l. ribadisce il proprio impegno a mantenere i più alti standard etici e legali in ogni aspetto della propria attività. 

Cordialità

Ufficio Stampa Valoritalia”

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Dicono di noi No-OGM

Nuovi Ogm nei campi bio: ICEA risponde alla richiesta di chiarimenti (Il Salvagente, 23 gennaio 2025)

L’organismo di controllo Icea che certifica come bio l’azienda agricola Stuard di Parma, dove si sperimenteranno i nuovi Ogm, risponde al mail bombing promosso da Cambiare il Campo chiarendo la sua posizione

L’organismo di controllo Icea che certifica come bio l’azienda agricola Stuard di Parma, dove si sperimenteranno i nuovi Ogm, risponde al mail bombing promosso da Cambiare il Campo chiarendo la sua posizione. La storia era stata raccontata dal Salvagente lo scorso dicembre.

L’Università di Verona e il Crea hanno chiesto e, in un caso ricevuto già, l’autorizzazione per la sperimentazione in campo aperto di Ngt, nei terreni di due aziende che coltivano biologico a Verona e Parma.  Si tratta dell’azienda Stuard di Parma e dell’azienda Vititaly di Padova. La prima è solo in parte biologica, la seconda invece è interamente certificata bio. Stuard, in particolare, è certificata come bio da uno dei più importanti organismi di controllo di settore in Italia, Icea. Dopo settimane di richieste via mail da parte di cittadini (anche il Salvagente aveva chiesto, senza ottenere risposte, un commento a Icea), l’organismo di controllo ha pubblicato una nota a riguardo, pur senza mai nominare l’azienda Stuard.

Icea: “Controlli rigorosi”

“Con riferimento alle recenti notizie apparse sulla stampa – scrive Icea – in merito ad una sperimentazione relativa agli Ntg, che sarebbe condotta da aziende operanti nel biologico, Icea precisa che, in qualità di organismo di certificazione per l’agricoltura biologica, attua controlli rigorosi per garantire la massima trasparenza e il rispetto dei principi fondamentali del biologico, anche con riferimento agli organismi ottenuti mediante mutagenesi ed a tutti gli obblighi previsti dalla direttiva europea sugli Ogm”. In questo contesto, continua la nota, “Icea si adopera per far rispettare agli operatori propri controllati il divieto di uso di tutte le Nuove tecniche genomiche nel biologico, in linea con il vigente quadro normativo, implementando così, per quanto di propria competenza, le necessarie tutele per una produzione biologica priva di Ogm. Il nostro impegno continuo è volto a proteggere l’integrità del biologico attraverso controlli efficaci e procedure trasparenti, nell’interesse di tutti gli operatori del settore e dei consumatori”.

Crocevia: “Ma non basta a fermare le sperimentazioni. E il mondo del bio che fa?”

Alla nota risponde Francesco Paniè, responsabile comunicazione del centro Crocevia: “Riteniamo importante che Icea ricordi pubblicamente l’incompatibilità fra biologico e Ogm, ma limitarsi a questo non basterà a fermare le sperimentazioni di realtà come l’azienda sperimentale Stuard di Parma”. Solo qualche anno fa, continua Paniè, “avremmo visto una reazione politica del mondo bio molto più forte di quella che attualmente si manifesta. Forse si sta perdendo la percezione del fatto che una deregolamentazione di nuovi Ogm sarebbe nientemeno che la fine del settore, e che per scongiurarla occorre una mobilitazione permanente, capillare e diffusa di tutte le organizzazioni del biologico. Un ruolo che oggi viene giocato per lo più dalle organizzazioni contadine e della società civile. La buona notizia è che sono abbastanza forti da farsi sentire”.

“La sperimentazione non è neutra, ma al servizio di un progetto politico”

Secondo Crocevia, la sperimentazione in campo non va osservata semplicemente come un normale e legittimo esperimento scientifico, e “bisogna uscire dalla concezione secondo cui la scienza opera al di fuori della società. Può apparire filosofico, ma è un tema drammaticamente concreto”. La scienza che promuove gli Ogm nasce e si sviluppa dentro un contesto sociale e all’interno di relazioni economiche e di potere molto evidenti. “La sperimentazione non è un passaggio neutro, ma lo step intermedio di un processo ben determinato, che ha come obiettivo l’abbattimento di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio di organismi manipolati in laboratorio e coperti da brevetto industriale” ragiona Paniè, secondo cui “gli scienziati che propongono le sperimentazioni partecipano a questo progetto politico: lo dimostrano gli eventi pubblici che organizzano per inaugurare i campi sperimentali di Ogm, a cui invitano soggetti come la Coldiretti, o esponenti politici che li hanno favoriti alleggerendo le procedure di test. Per questo è legittimo e urgente opporsi a questi esperimenti, per evitare di arrivare a una deregolamentazione dei prodotti finali che renderà impossibile ogni altro tipo di agricoltura”.
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No-OGM

Mailbombing 20 gennaio 2025

Il 20 gennaio 2025 si è concluso il mailbombing con le richieste ai due enti certificatori ICEA e VALORITALIA.

Leggi qui tutte le risposte all’iniziativa.

Qui trovi la pagina che avevamo diffuso per sollecitare alla partecipazione e le relative motivazioni.

Grazie a chi ha contribuito a questo passo importante!

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Agroecologia No-OGM

Bio bio bio… dove sei?

Tutto ha origine con la pericolosa operazione che, tentando di modificare l’impianto normativo attuale nell’Unione Europea, permetterebbe la coltivazione degli organismi geneticamente modificati e brevettati nei territori degli stati membri semplicemente cambiandone il nome.
Sostenendo l’improbabile tesi che TEA non è OGM.

Come Gruppo di Lavoro “No-OGM/TEA” di Cambiare il Campo stiamo attuando mobilitazioni in opposizione  alla proposta di deregolamentazione con varie iniziative.

Il nostro paese, come purtroppo è consuetudine, si propone sempre in prima linea al sostegno spudorato del capitale finanziario neoliberista che in questo caso si sta cimentando nella conquista del genoma privando quel che resta del mondo contadino della capacità/possibilità della selezione naturale delle proprie sementi, peraltro storicamente effettuata liberamente e gratuitamente.

Da non trascurare anche la completa assenza sia di un dibattito che di un sano principio di precauzione che la manipolazione genetica dovrebbe avere prima di introdurre novità così profonde nella nostra catena alimentare e quindi nell’ecosistema.

L’ITALIA ha autorizzato, per la prima volta, la sperimentazione in campo del materiale geneticamente modificato con il plauso di buona parte del mondo della ricerca (sempre più specializzato nella “ricerca” si, ma dei fondi necessari alla sua sussistenza), della politica sia conservatrice che progressista, di Coldiretti, CIA e Confagricoltura e della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) nella sua perenne ricerca dell’ampliamento dei propri profitti come “sviluppo” esige.

A questo quadro che conosciamo bene e sul quale non ci dilunghiamo, già molto altro materiale è disponibile, si è aggiunto un particolare significativo, agghiacciante e purtroppo in linea con questi tempi iperinformati dove la disinformazione regna.

Mentre venti anni fa non ci saremmo mai neanche sognati di piantare o seminare OGM in pieno campo oggi nella lista delle aziende agricole che si propongono per attuare la sperimentazione (alcune hanno già ottenuto l’ok dal ministero) ci sono addirittura aziende certificate biologiche.

L’ Azienda Agraria sperimentale STUARD di Parma vuole sperimentare in pieno campo pomodori OGM ottenuti dal CREA di Pontecagnano e  VITITALY con sede a Padova vuole sperimentare in pieno campo vitigni OGM ottenuti da una azienda privata creata da ricercatori dell’Università di Verona.

E’ su questa pericolosa mostruosità che come gdl di Cambiare il Campo ci siamo attivati (per il momento) con una iniziativa di mailbombing.

E’ inammissibile che si stia percorrendo la strada mistificatoria nella quale si associa il mondo del  biologico certificato con le tecniche di manipolazione genetica. La narrazione tossica secondo la quale le New Genomic Techniques (NGT) siano altro rispetto agli OGM e pertanto siano addirittura accostate e incluse nelle buone pratiche delle coltivazioni biologiche è da respingere decisamente.

Sono state scritte centinaia di mail alle due aziende in questione invitandole gentilmente ma con fermezza a desistere dalla loro intenzione di sperimentare nei loro campi colture OGM/TEA .

L’Azienda VITITALY che è interamente certificata biologica tace, non ha dato il minimo riscontro alle nostre mail. Probabilmente attende di vedere gli sviluppi di questa contestazione.

L’Azienda STUARD invece ha risposto a quasi tutte le mail ricevute e sostiene la propria scelta giustificandosi in base al fatto che l’azienda, storicamente impegnata nella sperimentazione, ha solo una parte della superficie certificata biologica, il resto è in colture convenzionali e che la sperimentazione OGM/TEA avverrà ovviamente nella parte “convenzionale”.

Qua si apre un’importante questione sulla natura stessa del “biologico certificato” e se sia corretto considerare l’approccio produttivo come una sorta di impegno ecologista che tende ad investire, o sottrarre, più territorio possibile all’agrobusiness chimico e petrolifero e ora anche privatizzatore del vivente o semplicemente un valore aggiunto per poter “piazzare” in modo più redditizio i propri prodotti sul mercato.

La pretesa di poter separare le colture ingegnerizzate da quelle biologiche con semplici accorgimenti come le barriere frangivento, le zone di rispetto e la “giusta” distanza fra loro suona come una enorme assurdità. Le dinamiche elementari di un qualsiasi ecosistema escludono in modo categorico questa possibilità, anche su scala planetaria, figuriamoci su appezzamenti contigui.

E’ addirittura imbarazzante vedere come questa forma di riduzionismo pseudo scientifico messo in atto da tutti gli attori di questa incresciosa vicenda coinvolga in modo così evidente tutti i portatori di interesse che il sistema dei potentati economici ha coinvolto e legato ai propri obbiettivi.

Dalla ricerca pubblica e privata fino alle aziende passando dalle organizzazioni sindacali di categoria (Coldiretti,CIA e Confagricoltura) e, nel caso del biologico, anche dagli enti certificatori.

Ed è proprio verso questi che adesso rivolgiamo la nostra mobilitazione.

Vogliamo che queste sperimentazioni in pieno campo non si facciano in nessun caso.
Vogliamo che sulla tematica della manipolazione genetica e sui suoi brevetti venga aperto un dibattito pubblico.
Vogliamo che gli organismi di informazione diano voce al dissenso.

Ma in special modo nei confronti delle aziende certificate biologiche:

Vogliamo che gli enti certificatori si pronuncino pubblicamente e che ritirino la certificazione a chi non rispetta le regole fondamentali dettate da IFOAM, la quale si sta battendo perché sia chiaramente ribadito nella normativa comunitaria che tali tecnologie siano bandite dal biologico senza alcuna ambiguità.

 

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No-OGM

Comuni liberi da OGM vecchi e nuovi

Lunedì mattina 13 gennaio 2025 incontro presso l’ “IIS Costanzo” di Decollatura (CZ) che vedrà coinvolti oltre agli autori del libro “Perché fermare i nuovi OGM?” Francesco Paniè e Stefano Mori del Centro Internazionale Crocevia anche esponenti dell’ARSAC, del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical e figure appartenenti all’ambito medico.

I Sindaci stessi verranno invitati ad approvare una Delibera in Consiglio Comunale proposta dal Centro Internazionale Crocevia e da ARI (Associazione Rurale Italiana) con la quale ogni Comune si impegna a dichiararsi libero da “OGM vecchi e nuovi”. L’idea di delibera arriva proprio nel corso di una mobilitazione che vede, in Italia e in Europa, movimenti contadini e associazioni del biologico impegnati nel contrastare la deregolamentazione europea, che cancellerebbe gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio per i nuovi OGM, ribattezzati in Italia con il nome di TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita). Un’operazione rischiosa, attenzionata dalle Agenzie della Salute di diversi Stati Europei.

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Attualità No-OGM

Incontri NO-OGM in Piemonte, gen/feb 2025

Il Piemonte inizia il 2025 con 5 importanti incontri per informare, sensibilizzare e dibattere sui “nuovi OGM.

A Canelli, il 15 gennaio, presentazione del libro Perché fermare i nuovi OGM, a cura di ARI

Ad Alessandria, il 16 gennaio, altra presentazione del libro, a cura di ARI

Al Campus Einaudi, il 17 gennaio, dibattito sui “nuovi OGM” con Daniela Conti (biologa) e Cristina Peano (DiSAFA), moderatore prof. Padovan a cura di Statale 590. Nella locandina il link per partecipare alla diretta streaming.

A Monteu da Po, il 18 gennaio, assemblea pubblica con Francesco Paniè e Daniela Conti, a cura di Statale 590.

Al’interno della Babele di semi, il 2 febbraio a Cascina Roccafranca a Torino, incontro pubblico con Luca Colombo (segretario nazionale Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica), Francesco Paniè (Crocevia), Roberto Schellino (circolo ARCI Rosa Luxemburg) a cura di ASCI.

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Dicono di noi No-OGM

GreenMe 02/01/2025

Due aziende biologiche, l’Azienda Agraria Sperimentale Stuard di Parma e Azienda Vititaly di Padova hanno dato la disponibilità ad ospitare e prime sperimentazioni di nuovi OGM.

Coldiretti è a favore, mentre Aiab e Federbio si oppongono a qualsiasi connessione tra i nuovi OGM e l’agricoltura biologica.

La Ong Centro Internazionale Crocevia si è attivata e critica aspramente queste iniziative.

Cambiare il Campo! per la Convergenza Agroecologica e Sociale ha lanciato un’iniziativa per invitare le aziende coinvolte a rivedere la loro decisione.

Leggi qui l’articolo completo originale.

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Gruppi Tematici

Agroecologia Trasformativa

Quali coordinate per una agroecologia trasformativa?

Gruppo di Lavoro Conoscenza di Cambiare il Campo

Questo testo nasce dall’esigenza di iniziare a definire una cornice politico-culturale entro cui un processo di Convergenza Agroecologica e Sociale – di cui Cambiare il Campo si fa promotrice – possa dispiegarsi in maniera efficace. Si tratta di un primo tassello per chiarire meglio i contorni del concetto di agroecologia e per capire in che modo esso possa rappresentare un terreno di attivazione sociale e iniziativa politica.

Nel fare questo non partiamo certamente da zero. L’agroecologia è un concetto ormai molto diffuso, attorno al quale negli anni si è sviluppato un grande dibattito sia in ambiente accademico che nelle reti e nei movimenti sociali. Abbiamo quindi a nostra disposizione un vasto patrimonio di contributi, riflessioni, chiavi di lettura a cui fare riferimento.

Come orientarsi però in uno scenario così variegato? Dove cercare una concettualizzazione dell’agroecologia che faccia da filo a piombo per la convergenza che vogliamo costruire?

È possibile utilizzare alcuni riferimenti chiave come punti di partenza. A fronte dell’ampiezza del dibattito, infatti, si è assistito in anni recenti a diversi tentativi di definizione da parte di diversi attori internazionali. In particolare, tre autorevoli documenti compendiano e raccolgono, a partire da punti di accesso diversi, le principali acquisizioni che l’agroecologia ha prodotto nel corso della sua storia:

  • 11 pilastri della Dichiarazione di Nyélény (2015), che rappresenta il punto di vista dei movimenti sociali e delle organizzazioni che hanno fatto dell’agroecologia un terreno di iniziativa politica.
  • 10 elementi dell’agroecologia FAO (2018), che rappresentano la chiave di lettura e la definizione istituzionale dell’agroecologia;
  • 13 principi di agroecologia (2019) elaborati dall’High Level Panel of Experts on food security and nutrition (HLPE), organismo scientifico indipendente che opera nell’ambito del Committee on World Food Security (CFS) delle Nazioni Unite. I 13 principi possono essere per certi aspetti considerati la summa delle riflessioni del mondo accademico e scientifico rispetto all’agroecologia;

In tutti e tre i documenti l’agroecologia viene descritta come un approccio multidimensionale che, pur muovendo dall’applicazione di principi ecologici alla produzione agricola e alla progettazione degli agroecosistemi, arriva in realtà a coinvolgere tutte le componenti dei sistemi alimentari (mercati, sistemi di conoscenza, processi economici, modelli di consumo, governance, ecc.).

Nel porsi in questa prospettiva ciascuno dei documenti citati pone inevitabilmente l’accento su alcuni aspetti particolari, riflettendo il contesto in cui è stato prodotto e le priorità che i soggetti che lo hanno redatto (istituzioni, mondo scientifico, movimenti sociali) perseguono.

Emerge in modo chiaro, per esempio, che i 10 elementi e i 13 principi rappresentano, pur con sfumature diverse, dei tentativi di rendere operativa l’agroecologia. Alla base vi è l’identificazione di una serie di indicatori che consentono fra l’altro di valutare la reale coerenza di processi e pratiche produttive, sociali ed economiche con il quadro proposto e di progettare interventi concreti. Nel fare ciò riservano inevitabilmente un più ampio spazio alle dimensioni tecnica e produttiva (agroecologia come scienza e pratica). La dichiarazione di Nyélény, invece, è più simile ad una piattaforma di movimento e approfondisce maggiormente la dimensione socio-politica, mettendo l’accento sui diritti dei produttori e delle comunità; sul loro rapporto materiale, culturale e spirituale con la terra e il cibo; sulla gestione democratica e partecipativa dei sistemi alimentari; sulla creazione di processi economici orientati alla giustizia sociale; sul contrasto alle relazioni di potere che pervadono il modello agroindustriale (agroecologia come movimento).

Ciò che proponiamo, dunque, è la lettura congiunta ed integrata di questi insieme di principi. In tal modo riesce ad emergere la potenziale complementarità fra i tre approcci nella misura in cui ciascuno di essi approfondisce gli aspetti su cui meno si soffermano gli altri. In questo modo lo spazio all’interno del triangolo ai cui vertici si collocano i tre documenti può divenire un terreno fertile per la costruzione di narrazioni, pratiche e mobilitazioni in chiave agroecologica.

La forza di un simile approccio sta nella possibilità di integrare le diverse dimensioni dell’agroecologia in modo da poter porre l’accento su ciascuna di esse e di agire a diversi livelli di scala (dalla singola unità produttiva fino al sistema alimentare globale) senza rinunciare ad uno sguardo olistico e sistemico. Così, per esempio, anche quando ragioniamo in modo specifico di pratiche produttive capiamo immediatamente come esse non risolvano in sé tutte le implicazioni che la transizione agroecologica richiama, ma come possano invece rappresentare la base di una trasformazione del sistema alimentare che richiede interventi su più livelli. Tutto ciò ci tiene lontani dalle secche di una visione tecnocentrica dell’agroecologia, da quegli approcci, cioè, che tendono a minimizzarne le componenti socio-politiche nel tentativo di ridurla ad un mero repertorio di pratiche agronomiche a cui attingere per mitigare gli impatti negativi del sistema alimentare industriale senza però metterlo in discussione.

L’agroecologia a cui guardiamo ha invece un carattere fortemente trasformativo e non può che basarsi sull’integrazione tra prassi produttive ecologiche, garanzia di reddito e diritti per i lavoratori e le lavoratrici della terra (siano essi contadini o braccianti salariati), costruzione di relazioni sociali ed economiche eque e solidali tra i diversi attori (rurali e urbani) dei sistemi alimentari, modelli di gestione democratica, modalità partecipative di produzione e condivisione delle conoscenze, nuove forme di attivismo sociale e politico.

Tutto ciò nell’ambito di un più profondo ripensamento della relazione tra le attività umane e la più ampia rete della vita. Si pensi per esempio al suolo, alla cosiddetta Food Soil Web: senza l’interrelazione di funghi, batteri, insetti, microrganismi, radici, mammiferi, anfibi, rettili, volatili e umani coltivatori, non potrebbe darsi agricoltura. La modernità capitalistica ha oscurato questa fondamentale interdipendenza. Dunque, i progetti estrattivi che minacciano interi gruppi umani, minacciano al contempo milioni di esseri viventi, che vanno da qualche micron a qualche metro di grandezza. La nuova lotta politica non può che configurarsi come una gioiosa alleanza multi-specie. ​​​​​​​

È importante sottolineare che lo spazio politico dell’agroecologia definito in questi termini non può essere considerato come un perimetro chiuso, dotato del carattere dell’esaustività. I testi e i principi a cui abbiamo fatto riferimento non esauriscono il dibattito e lasciano aperte tutta una serie di questioni, in particolare per quanto riguarda gli aspetti sociali e politici del paradigma agroecologico. In che modo integrare maggiormente nel dibattito una riflessione sugli aspetti sociali dell’agroecologia? Come sviluppare un legame nel contesto dei dibattiti su genere, transfemminismo e decolonialità?  Quali movimenti possono rappresentare gli alleati e i complici dell’agroecologia? Nel perimetro concettuale e politico che abbiamo tracciato, qual è lo spazio per un urbanesimo agroecologico a fronte di principi e definizioni tarati prioritariamente sulle esigenze del mondo rurale?

Trovare collettivamente le risposte ed integrarle nel nostro repertorio di idee e pratiche è una delle sfide con cui dovremo confrontarci.

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Palestina

LVC ARNA: Solidarity Statement with the Lebanese people, its farmers, villages and steadfast south

La Via Campesina Arab Region and North Africa (LVC ARNA) condemns the heinous attack carried out by the Zionist occupation against the brotherly Lebanese people on September 23, which led to the martyrdom of 492 Lebanese and the injury of more than 1,650 others. During the third week of September, the Zionist entity launched its terrorist war on Lebanon, in densely-populated urban areas, and on agricultural lands. During two days,(September 17,18th) the Zionist entity had booby-trapped and detonated more than 5000 pagers and communication devices. According to Lebanese ministry of health 37 martyrs and more than 2,931 wounded fell as a result of these terrorist attacks.

Leggi tutto il testo originale qui.